Il trattamento con luce UVB può essere perfettamente sicuro
- Fonti:
- Narayanan (2010), Review: Ultraviolet radiation and skin cancer
- Min Bae (2020), Evaluation for Skin Cancer and Precancer in Patients With Vitiligo Treated With Long-term Narrowband UV-B Phototherapy
- Franken (2016), P53 and Thymidine Dimer Induction in Daily Low Emission Broad Band UV Treatment
- Franken (2021), Carcinogenic effects of prolonged daily low-emission phototherapy in psoriasis
Nel campo della dermatologia, la tecnologia della luce ultravioletta è un argomento controverso. Un'eccessiva esposizione alla luce ultravioletta (UV) aumenta infatti il rischio di cancro della pelle. Ma questo vale anche per l'esposizione a una luce UVB moderata? Secondo un recente studio condotto da dermatologi dell'Amsterdam UMC, non è così.
La luce ultravioletta danneggia le cellule della pelle. Queste, tuttavia, sono in grado di riparare i danni e adattarsi, diventando più resistenti alla luce UV. Il meccanismo non è molto diverso da quello che avviene quando l'esercizio fisico intenso danneggia le cellule muscolari. Anche se può sembrare grave, il corpo è progettato per affrontare tali situazioni e riparare i danni. Se l’entità del danno è moderata e il corpo ha il tempo necessario per recuperare dopo ogni sessione di esercizio, i muscoli possono diventare più forti con l’esposizione ripetuta a sforzi intensi. Anzi, il corpo umano è fatto per muoversi: l’attività fisica è salutare.
Lo stesso vale per la luce ultravioletta. È sempre più evidente che le persone sono più sane se trascorrono regolarmente del tempo all'aperto durante il giorno, esponendo la pelle alla luce naturale, che comprende anche la componente UV. Tuttavia, proprio come un esercizio fisico eccessivo può causare infortuni, un'esposizione cronica a quantità elevate di luce UV può aumentare il rischio di sviluppare il cancro della pelle. Nella seconda metà del secolo scorso, quando milioni di persone hanno scoperto il piacere della tintarella, i casi di tumore cutaneo sono aumentati in modo significativo.
Questo aumento non riguarda però le applicazioni mediche in cui i dermatologi trattano i pazienti affetti da malattie della pelle con quantità controllate di luce UV. Da anni, ad esempio, i medici curano i pazienti con vitiligine attraverso l'esposizione a una luce UVB a banda stretta (NB-UVB), senza che gli studi abbiano evidenziato un aumento del rischio di cancro della pelle. Diversa è la situazione per i trattamenti che combinano luce UVA e farmaci fotosensibilizzanti, che potrebbero aumentare il rischio di alcune forme di tumore cutaneo.
L'azienda olandese Dermasun ha sviluppato una tecnologia UVB di facile utilizzo, installabile in casa, che emette una quantità moderata di luce UVB. L'intensità della luce prodotta è inferiore a quella delle applicazioni NB-UVB utilizzate dai dermatologi, ma Dermasun ha comunque finanziato vari studi per garantire la sicurezza della sua tecnologia.
Uno di questi studi è stato pubblicato nel 2016 su MOJ Immunology. In questa ricerca, i dermatologi dell’Amsterdam UMC non hanno riscontrato danni nelle cellule della pelle dei partecipanti che, per due mesi, si erano sottoposti ogni giorno a dieci minuti di trattamento con un Dermasun Helios.
Questo risultato è incoraggiante, ma due mesi non sono un periodo particolarmente lungo, e il numero di partecipanti allo studio era limitato. Per questo motivo Dermasun ha finanziato un ulteriore studio sulla sicurezza del Dermasun Helios, sempre condotto dall’Amsterdam UMC.
In questo studio, i dermatologi hanno analizzato campioni di tessuto cutaneo prelevati da 68 persone suddivise in tre gruppi diversi. Il primo gruppo era composto da pazienti con malattie della pelle che, in ospedale, si sottoponevano tre volte a settimana per almeno un mese a trattamenti con luce UVB a banda stretta. Il secondo gruppo comprendeva persone che utilizzavano il Dermasun Helios a casa da almeno un anno e mezzo. Il terzo gruppo era formato da pazienti dermatologici trattati con luce UV su alcune aree del corpo, mentre altre parti della loro pelle non venivano irradiate.
I ricercatori hanno analizzato le cellule cutanee dei partecipanti sia prima dell’inizio dei trattamenti UVB, sia successivamente. Come già emerso nel primo studio, anche questa ricerca ha confermato che l’uso quotidiano del Dermasun Helios è sicuro.
I ricercatori hanno osservato, nei campioni di pelle, l'attività della proteina p53, un enzima riparatore che interviene nel riparare i danni al DNA. Questi danni si verificano innumerevoli volte ogni giorno. Nelle cellule della pelle dei partecipanti trattati con UVB a banda stretta, l'attività della p53 risultava aumentata, mentre nel gruppo Dermasun no. Questo indica che nelle cellule del gruppo Dermasun non si sono verificati danni, mentre nelle altre sì.
I ricercatori hanno inoltre analizzato la presenza della proteina gamma-H2AX, che si attiva quando il DNA delle cellule subisce effettivamente danni, segnalando alle proteine riparatrici quale parte del DNA deve essere riparata. Una maggiore quantità di gamma-H2AX indica un maggior numero di danni alle cellule. In questo caso, i ricercatori non hanno rilevato alcun aumento nei due gruppi.
Poiché la quantità di p53 era aumentata nei trattamenti tradizionali, probabilmente si verificano alcuni danni con questi trattamenti. Tuttavia, l'assenza di un aumento di gamma-H2AX suggerisce che le cellule sono in grado di riparare tali danni. Con l'esposizione al Dermasun Helios, invece, non sembra verificarsi alcun danno.
- Fonti:
- Narayanan (2010), Review: Ultraviolet radiation and skin cancer
- Min Bae (2020), Evaluation for Skin Cancer and Precancer in Patients With Vitiligo Treated With Long-term Narrowband UV-B Phototherapy
- Franken (2016), P53 and Thymidine Dimer Induction in Daily Low Emission Broad Band UV Treatment
- Franken (2021), Carcinogenic effects of prolonged daily low-emission phototherapy in psoriasis